La violentissima guerra tra barra bravas del Boca Juniors rischia di mettere a soqquadro ancora una volta il calcio argentino, già alle prese da decenni con una situazione delicata per la sicurezza dentro e fuori dagli stadi. La faida tra ultras del Boca provocò due morti nell’estate del 2013 dopo una sparatoria nei pressi dello stadio del San Lorenzo, dove si sarebbe dovuta disputare una partita fra la squadra di casa e lo stesso Boca, valida per la Copa de Invierno. Qualche ora fa sui social network sono state pubblicate le immagini di alcuni ultras armati e in partenza per il Cile, dove stasera si svolgerà la partita di Copa Libertadores contro il Palestino a Santiago. Le autorità temono un nuovo regolamento di conti tra fazioni.

Due gruppi di facinorosi sono in lotta tra di loro, uno capeggiato da Rafa Di Zeo e Mauro Martin (prima acerrimi nemici e ora alleati contro i rivali) e l’altro da Cristiano Fido Debaux, per il controllo totale della tifoseria e di tutto ciò che ne consegue, come la gestione del “territorio”, delle trasferte e del merchandising. A gennaio le due fazioni si sono scontrate davanti all’abitazione di De Vaux che in quel frangente è stato picchiato e minacciato di morte. Sui muri della Bombonera sono comparse alcune inquietanti scritte contro il presidente del Boca (“Angelici, paga il morto”), accusato quindi di finanziare una fazione.

boca juniors fucile

Solo pochi giorni fa Alejandro Rodríguez, segretario di Buenos Sport e promotore di una legge restrittiva contro gli ultras, ha commentato gli ultimi drammatici avvenimenti: “Non vogliamo leader, non sono né eroi né martiri, i tifosi devono solamente aiutarci. Spesso la loro posizione è molto irresponsabile“. Angelici ha restituito le responsabilità al mittente invocando l’aiuto delle istituzioni: “E’ lo Stato che dovrebbe risolvere il problema delle barra bravas, non i presidenti dei club argentini“.

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ultimo aggiornamento: 18-02-2015


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Rassegna stampa 18 febbraio 2015: prime pagine Gazzetta, Corriere e Tuttosport